Sindrome genitourinaria della menopausa: cos’è?
La sindrome genitourinaria della menopausa, comunemente nota come atrofia vulvovaginale, è una condizione cronica e progressiva che colpisce il tratto vulvovaginale, la sfera sessuale e le basse vie urinarie. È causata principalmente dalla carenza di estrogeni che si verifica durante la menopausa, compromettendo significativamente la qualità di vita delle donne che ne soffrono.
Cos’è la sindrome genitourinaria?
La sindrome genitourinaria è una condizione che colpisce prevalentemente le donne in menopausa, ma sintomi simili possono manifestarsi anche nel 15% delle donne in premenopausa a causa di una riduzione degli estrogeni. Tuttavia, la stragrande maggioranza delle donne (50-70%) affette da sindrome genitourinaria con sintomi gravi è in postmenopausa. C’è però da sottolineare che la sindrome genitourinaria è sottodiagnosticata, spesso a causa della riluttanza di molte donne a cercare aiuto presso il proprio medico, per imbarazzo o perché considerano i sintomi una normale conseguenza dell’invecchiamento e della menopausa. Anche la mancanza di attenzione alla sfera e al benessere sessuale da parte di alcuni medici contribuisce però alla scarsa consapevolezza di questa sindrome.
Segni e sintomi della sindrome genitourinaria
I sintomi della sindrome genitourinaria raramente si risolvono spontaneamente e, nella maggior parte dei casi, peggiorano se non trattati, influenzando negativamente la vita di coppia, l’intimità con i partner e il benessere psico-fisico della donna. I sintomi della sindrome genitourinaria sono molteplici e possono variare profondamente da donna a donna.
Sintomi genitali:
- Secchezza vaginale (colpisce fino al 93% delle donne).
- Irritazione, bruciore o prurito.
- Leucorrea (perdite vaginali anomale) causata da infezioni recidivanti
- Assottigliamento o ingrigimento dei peli pubici.
- Dolore e pressione vaginale/pelvica.
- Prolasso della parete vaginale.
- Dispareunia o dolore durante i rapporti sessuali (80% delle donne sessualmente attive).
- Sanguinamento post-coitale.
Sintomi sessuali:
- Diminuzione dell’eccitazione, dell’orgasmo e del desiderio.
- Perdita della libido e dell’eccitazione.
- Disorgasmia (difficoltà o impossibilità di raggiungere l’orgasmo).
Sintomi urinari:
- Disuria, dolore o difficoltà durante la minzione (29% dei casi).
- Urgenza minzionale e incontinenza da urgenza (28% dei casi).
- Infezioni ricorrenti del tratto urinario.
- Incontinenza da stress.
- Prolasso uretrale.
Altri segni comuni includono: diminuzione dell’idratazione vaginale (94%), pallore vaginale (75%) e diminuzione dell’elasticità (68%).
Cause e fattori di rischio della sindrome genitourinaria
La causa dei sintomi della sindrome genitourinaria della menopausa, o atrofia vulvovaginale, risiede principalmente nella carenza di estrogeni, ormoni essenziali per la salute e la vitalità dei tessuti del tratto genitourinario. Quando i livelli di estrogeni diminuiscono, come accade fisiologicamente durante la menopausa, anche indotta, si verificano una serie di cambiamenti sia a livello anatomico che fisiologico.
Per esempio, si osserva:
- una perdita di spessore delle labbra e della vulva, accompagnata da una riduzione di collagene, elasticità e flusso sanguigno ai tessuti. Questo porta a una diminuzione delle secrezioni vaginali, così come alla riduzione dei peli pubici e del tessuto adiposo sottocutaneo delle grandi labbra. Anche le piccole labbra e i residui imenali tendono a ridursi.
- un cambiamento significativo avviene a livello cellulare nella vagina: la diminuzione del glicogeno nelle cellule vaginali altera il naturale equilibrio del microbioma vaginale, causando un aumento del pH vaginale.
- una riduzione della forza e del controllo del pavimento pelvico, e l’epitelio (il rivestimento) diventa più secco e sottile, rendendo la vagina più corta e stretta. In alcuni casi, la carenza di estrogeni può contribuire al prolasso della volta vaginale, degli organi pelvici o dell’uretra. Anche la funzionalità della vescica può risentirne, con una riduzione della sua capacità e sensazione.
- ipersensibilità vaginale.
Oltre alla menopausa stessa, che è la causa principale, diversi altri fattori possono aumentare il rischio di sviluppare o peggiorare la sindrome genitourinaria, tra cui:
- assenza di un parto vaginale
- abuso di alcol
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- astinenza o ridotta attività sessuale
- fumo di sigaretta
- condizioni di ipoestrogenismo che non dipendono direttamente dalla menopausa
- sedentarietà
- insufficienza ovarica (anche precoce)
- alcuni trattamenti oncologici, come l’irradiazione pelvica, la chemioterapia e l’uso di agenti endocrini (farmaci che agiscono sugli ormoni)
- malattie croniche, soprattutto patologie uroginecologiche
Quali sono i farmaci e le terapie alternative per la sindrome genitourinaria?
“Oggi il trattamento della sindrome genitourinaria si avvale di molte soluzioni farmacologiche e tecnologiche che danno il massimo dei risultati se usati insieme – spiega la dottoressa Raffaela Di Pace, Direttore scientifico di Lynda -. Contribuisce anche lo stile di vita: una alimentazione sana ed una buona idratazione, attività fisica ma soprattutto un’attività sessuale regolare possono aiutare”.
Terapia non ormonale
Spesso considerata il trattamento di prima linea, specialmente per sintomi lievi-moderati. Usata principalmente per la dispareunia, il dolore durante i rapporti sessuali, in particolare per donne con controindicazioni agli estrogeni o che non hanno risposto ad altre terapie.
“Si tratta di prodotti a base di sostanze nutrienti, soprattutto acido ialuronico, vitamina E, glicosaminoglicani o fermenti lattici che aiutano anche a tenere in buone condizioni il microbioma vaginale – sottolinea l’esperta. La loro azione è però solo di supporto e difficilmente possono risolvere una atrofia intensa che vede come prima causa la carenza ormonale”.
Oltre ai prodotti curativi esistono lubrificanti in acqua, olio o silicone che possono aiutare al momento del rapporto ma che non hanno una vera azione curativa.
Terapia ormonale
Generalmente considerata il gold standard per i sintomi moderati-gravi che non rispondono ad altre terapie, si può avvalere di estrogeni per via sistemica (orale, transdermico, sottocutaneo) ma soprattutto di estrogeni vaginali (le opzioni locali a bassa concentrazione di estradiolo mostrano buoni risultati nel trattamento di secchezza, prurito, friabilità della mucosa vaginale e dispareunia; testosterone topico, che ha mostrato effetti positivi sui sintomi di atrofia vaginale e sulla diminuzione della libido,Prasterone (DHEA) molto efficace perchè una volta metabolizzato a livello vaginale si trasforma in metaboliti ad azione estrogenica, progestinica e androgenica
Questi prodotti sono estremamente sicuri e tutti gli studi recenti hanno escluso un incremento di rischio di tumore della mammella e di rischio cardiovascolare per le donne che li utilizzano. il 17/7 /2025 FDA ha istituito, per questo, un panel di esperti che si occuperà della revisione dei foglietti illustrativi di questi farmaci, in modo che venga eliminato l’alert che per anni è stato indicato
Laser, Radiofrequenze, Medicina rigenerativa
Queste opzioni mini-invasive sono concepite per favorire il ripristino del trofismo tissutale vaginale, attenuare i sintomi dell’atrofia, inclusa la secchezza e la dispareunia, e migliorare la qualità della vita sessuale. Hanno il vantaggio di essere molto efficaci e di avere risultati molto più duraturi evitando alle donne di utilizzare troppo frequentemente prodotti topici che generalmente disturbano le donne.
Rimedi naturali
Alcuni nutraceutici (fitoestrogeni), Vitamina D orale, Vitamina E vaginale, probiotici.
La scelta della terapia dipende dalla gravità dei sintomi e dalle caratteristiche individuali della donna, Pertanto, soprattutto in presenza di condizioni preesistenti come tumori sensibili agli estrogeni, è fondamentale parlare con il proprio medico, preferibilmente ginecologo o urologo esperto nella menopausa,