come cambia il corpo e il modo di prendersi cura di sé
Ottobre è il mese della prevenzione e della salute femminile. Per questo motivo, noi di Lynda vogliamo parlare anche delle donne che, a causa di terapie oncologiche – spesso per tumore della mammella – affrontano la sfida della menopausa dopo il cancro. Si tratta spesso di giovani donne che si trovano ad affrontare, dopo il tumore, anche la menopausa che arriva troppo presto, e che cambia il modo di percepire il proprio corpo, la sessualità e il benessere.
Un importante articolo pubblicato su The Lancet (Hickey et al., 2024) ha affrontato proprio questo tema: come gestire la menopausa dopo il cancro e restituire alle donne qualità di vita e fiducia nel futuro.
Quando la menopausa arriva prima del tempo
Circa 9 milioni di donne in tutto il mondo ricevono una diagnosi di cancro ogni anno. A causa delle terapie, in queste donne, la menopausa oncologica – cioè indotta dai trattamenti oncologici – può presentarsi molto prima del tempo, a 40 anni, ma anche a 30-35 anni.
Trattamenti quali chemioterapia, terapie ormonali o interventi chirurgici bloccano il funzionamento delle ovaie e interrompono la produzione di estrogeni, gli ormoni che regolano il ciclo e influenzano tanti aspetti della salute femminile, ma che per alcune forme di tumori detti ormono-sensibili, sono associati allo sviluppo della malattia.
Quando le terapie bloccano la produzione di estrogeni, in genere possono comparire vampate di calore, insonnia, ansia, sbalzi d’umore, secchezza vaginale, riduzione del desiderio sessuale. Sono gli stessi sintomi della menopausa, ma spesso insorgono in modo più rapido e intenso. Per molte donne, già provate dal percorso oncologico, questi disturbi diventano un peso in più da gestire, spesso senza informazioni o supporto adeguati. E soprattutto, pensando che siano gli effetti delle terapie oncologiche e non una vera e propria menopausa.
C’è però un aspetto da tenere presente: a volte, dopo la fine delle terapie, la funzione ovarica può riprendere parzialmente. Per questo è importante non dare per scontato che la menopausa sia definitiva e parlarne sempre con il ginecologo o l’oncologo prima di prendere decisioni (anche in tema di contraccezione o fertilità).
Terapie e soluzioni: ogni donna è un caso a sé
Il messaggio principale del lavoro pubblicato su The Lancet è che la menopausa dopo il cancro deve essere affrontata con un approccio integrato, non lasciata al caso.
Troppo spesso, nei percorsi oncologici, si parla poco degli effetti delle terapie sulla vita ormonale e sessuale delle donne, e troppo poco delle opzioni di trattamento per la gestione dei sintomi della menopausa oncologica.
La terapia ormonale sostitutiva (TOS), cioè la somministrazione di estrogeni, con o senza progesterone, resta il modo più efficace per controllare i sintomi della menopausa. Ma nelle donne che hanno avuto un tumore, la decisione è delicata e va sempre presa con l’équipe medica.
- Se il tumore non era ormono-dipendente (cioè non stimolato dagli estrogeni), la terapia ormonale può essere valutata-
- Se invece il tumore era ormono-sensibile (come molti casi di cancro al seno), l’uso di ormoni sistemici è controindicato, e devono essere valutate con il proprio oncologo-ginecologo, alternative di trattamenti non ormonali.
Oggi esistono diverse opzioni non ormonali che possono aiutare a gestire meglio i sintomi della menopausa oncologica:
- Farmaci non ormonali che riducono le vampate.
- Lubrificanti e idratanti vaginali per la secchezza e il dolore nei rapporti.
- Attività fisica regolare, che migliora il sonno, l’umore e la salute ossea.
- Terapie psicologiche e comportamentali, come la mindfulness o la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), utili per gestire ansia e insonnia.
- Supporto nutrizionale e fisioterapia del pavimento pelvico, per il benessere sessuale e generale.
Come scrive The Lancet, gestire bene la menopausa oncologica significa dare alle donne la possibilità di vivere non solo più a lungo, ma meglio, con meno sintomi, più consapevolezza e con una ritrovata alleanza con il proprio corpo. E significa anche prevenire gli effetti a lungo termine della menopausa sul cuore, sulle ossa (osteoporosi), sul cervello (demenze e Alzheimer), sul metabolismo (diabete).
Fertilità, corpo e identità: temi da non ignorare
Per le donne giovani, la menopausa indotta significa anche confrontarsi con la perdita della fertilità. Per questo è fondamentale che, prima di iniziare le cure, venga offerta la possibilità di preservare ovociti o tessuto ovarico, quando la situazione lo consente. E dopo le terapie, è altrettanto importante ricevere una consulenza contraccettiva: perché, in rari casi, l’attività ovarica può riprendere, anche se in modo irregolare.
Sul piano emotivo, molte donne descrivono questa fase come un passaggio identitario profondo: riscoprire il proprio corpo, accettare le trasformazioni e trovare nuove forme di intimità è un percorso che richiede tempo, ma che può essere accompagnato con delicatezza, informazione e sostegno.