Un recente studio pubblicato su Aging Cell (ottobre 2025) rivela come la menopausa alteri il sistema immunitario femminile, aumentando l’infiammazione e riducendo le difese immunitarie. Secondo i ricercatori, la terapia ormonale sostitutiva (TOS) sembra invertire parzialmente questi effetti, migliorando la risposta immunitaria e il benessere generale, aiutando le cellule a comportarsi in modo “più giovane”.
A cura di Redazione, revisione di dottoressa R. Di Pace.
Una nuova prospettiva sulla salute immunitaria femminile
La menopausa è molto di più di una questione ormonale, questo è ormai chiaro a tutte e tutti. Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Aging Cell dai ricercatori di diverse importanti università britanniche (Queen Mary University of London, University of Oxford, University College London, Lancaster University, University of Dundee, William Harvey Research Institute) ha evidenziato un legame diretto tra la diminuzione degli ormoni femminili in menopausa e l’aumento dei processi infiammatori nelle donne in post-menopausa.
Lo studio offre una prospettiva innovativa sulla menopausa, aiutando a interpretare la menopausa come un evento immuno-endocrino, e non soltanto ormonale, che non modifica solo ossa, metabolismo, cervello e umore, ma anche il linguaggio molecolare con cui il sistema immunitario comunica con l’organismo. Questa scoperta potrebbe contribuire a spiegare perché, con l’avanzare dell’età, le donne hanno una maggiore incidenza di alcune patologie infiammatorie e autoimmuni rispetto agli uomini della stessa età.
In particolare, lo studio ha dimostrato che, con la fine della produzione ovarica di estrogeni, aumenta nel sangue la quota di monociti infiammatori, cellule del sistema immunitario che rilasciano molecole pro-infiammatorie come l’interleuchina-6 (IL-6) e il fattore di necrosi tumorale (TNF). Questo cambiamento contribuisce a uno stato di infiammazione cronica di basso grado, noto come inflammaging, che è associato all’invecchiamento biologico e a un maggior rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche.
Monociti e infiammazione: perché sono così importanti in menopausa e post-menopausa?
I ricercatori hanno confrontato campioni di sangue provenienti da femmine e maschi di età compresa tra 20 e 80 anni. Nelle donne in post-menopausa, è stato osservato un aumento marcato dei monociti CD16-positivi, una sottopopolazione cellulare nota per la sua attività pro-infiammatoria, anche in assenza di infezioni o lesioni. Lo studio ha inoltre documentato un incremento della proteina C reattiva (CRP), un marker di infiammazione rilevato nel sangue, nelle donne con più alto numero di monociti infiammatori.
Un altro dato rilevante riguarda la riduzione di alcune proteine (proteine del complemento C3) essenziali per la funzione di inglobamento e distruzione dei batteri da parte delle cellule immunitarie (capacità fagocitaria). Queste alterazioni non sono state riscontrate nei maschi della stessa età, a conferma del ruolo specifico degli ormoni sessuali femminili nel modulare la risposta immunitaria. Secondo i ricercatori, quindi, la diminuzione di C3 osservata nelle donne dopo la menopausa suggerisce una minore efficienza del sistema immunitario innato, con possibile maggiore vulnerabilità alle infezioni.
Terapia ormonale sostitutiva e riequilibrio immunitario
Uno degli aspetti più significativi dello studio riguarda l’impatto della terapia ormonale sostitutiva (TOS). Infatti, le donne in post-menopausa che assumevano estrogeni e progesterone presentavano una riduzione del numero di monociti infiammatori, livelli più bassi di CRP e una maggiore concentrazione di C3 rispetto alle coetanee non in terapia.
Inoltre, i test funzionali eseguiti in laboratorio hanno mostrato che i monociti delle donne in terapia con TOS erano più efficienti nel fagocitare i microrganismi patogeni, suggerendo un miglioramento della risposta immunitaria innata. In termini più semplici, la ricerca sembrerebbe suggerire che la terapia ormonale possa parzialmente invertire il processo di invecchiamento immunitario indotto dalla carenza estrogenica in menopausa.
Sebbene il beneficio sia stato osservato in modo indipendente dalla via di somministrazione della TOS (orale, transdermica o intrauterina), gli autori sottolineano la necessità di ulteriori studi per valutare le differenze tra le varie formulazioni e i potenziali effetti a lungo termine.
La possibilità che la TOS contribuisca a ridurre lo stato infiammatorio sistemico apre nuovi scenari clinici come opzione terapeutica da valutare nel contesto di un approccio personalizzato, basato sul profilo di rischio e sullo stato generale di salute della donna, e non solo sulla gestione dei sintomi e disturbi della menopausa.